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Iniziativa: COW-T #14, Quarta settimana
Prompt: Testo in stile copione (M1)
Parole: 3135
Avvertenze: se siete allergici alla roba su Gesù non è il copione per voi. Il testo è una rielaborazione del copione creato originariamente per un campo estivo del 2017 e a cui ho rimesso mano per l'occasione.

 

La via di Francesco


ATTO I

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria, Suor Lorenza.
AMBIENTAZIONE: San Damiano, prima esterno e poi interno.

COPIONE

 

[La scena si apre con Luca, Paolo e Roberto fermi in mezzo all’inizio di un sentiero che entra in un bosco. Indossano abiti e scarpe da trekking.]

Luca: Ciao ragazzi! Ancora non riesco a credere che sia finita la scuola! Ma vi rendete conto? Finalmente possiamo scorrazzare in giro respirando aria pulita. Evviva!

 

Paolo: Hai proprio ragione Luca! Chi deve ancora arrivare?

 

Roberto: Federico e Maria, hanno detto che sarebbero arrivati con qualche minuto di ritardo. Ah, guardate: eccoli laggiù!

 

[Roberto indica con il dito la direzione in cui, in lontananza, si vedono Maria e Federico che stanno correndo verso di loro. 

Una volta arrivati, i due si fermano, ancora col fiatone, di fianco al resto del gruppo.]

 

Federico: Scusateci, Maria era in ritardo come al solito. Allora che si fa, partiamo?

 

Luca: Andiamo! Ho scoperto una stradina in campagna, tutta in discesa, da dove possiamo ammirare un panorama mozzafiato. Ma vi avviso, ci aspetta una bella camminata.

 

Maria: Non vedo l'ora di arrivare.

 

[I ragazzi cominciano la loro passeggiata lungo il sentiero, ma improvvisamente comincia a piovere.

In lontananza si intravede una chiesa.]

 

Luca: Oh, no! Sta iniziando a piovere! Ehi, ragazzi guardate... Lì in fondo c'è una chiesetta. Forza, proviamo a raggiungerla e vediamo se qualcuno ci apre.

 

[I ragazzi arrivano alla porta della chiesa, bussano in attesa che venga loro aperto. Una suora apre il portone sorridendo.]

 

Suor Lorenza: Pace a voi, ragazzi. Come posso aiutarvi?

 

Paolo: Ci scusi, ma il temporale ci ha colto all'improvviso. Possiamo aspettare qui che smetta?

 

[La suora fa un cenno, scostandosi dal portone per lasciarli entrare.]

 

Suor Lorenza: Venite pure dentro, accomodatevi. Io sono suor Lorenza e abito qui insieme alle mie consorelle.

 

Roberto: Non ero mai stato qui prima. Come si chiama questa chiesa?

 

Suor Lorenza: É San Damiano.

 

Federico: San Damiano? Quella di San Francesco e Santa Chiara?

 

Suor Lorenza: Proprio quella! Se siete interessati posso raccontarvi qualcosa.

 

Federico: Sarebbe fantastico, grazie suor Lorenza!

 

Suor Lorenza: Sapete ragazzi, il bellissimo crocefisso che adesso si trova nella chiesa di Santa Chiara, non è sempre stato lì. Inizialmente era proprio qui. La nostra chiesa a quel tempo era tutta diroccata, abbandonata, ma custodiva al suo interno quel crocefisso che ha parlato al cuore di Francesco: “Va', ripara la mia casa!”. Francesco era un giovane come tanti, ma decise di ascoltare quella voce e di rimettere in sesto ogni pietra... Però solo dopo ha capito davvero il significato di quelle parole: il Signore gli chiedeva di prendersi cura della Chiesa intera.

 

Luca: Suor Lorenza, ma in una pagina del Vangelo non si dice di fondare la nostra casa sulla roccia?

 

Suor Lorenza: Certo, bravissimi! È Gesù che dice a tutti noi di non costruire la nostra vita sulla sabbia, dove è destinata a crollare perché non può reggere le difficoltà, ma sulla roccia, che è Lui stesso. Così Francesco ha deciso di cambiare la sua vita e riformare, dare una nuova forma alla Chiesa, sin dalle sue fondamenta...

 

Maria: Davvero un bell'impegno! Il Papa chiede sempre di cambiare?

 

Suor Lorenza: Certo, Maria! È proprio così. In una bellissima lettera che ci ha scritto dal nome Laudato sì, chiede anche a noi di impegnarci per il mondo, proprio come Francesco...

 

Federico: In che senso?

 

Suor Lorenza: Diventare custodi del creato, perché la nostra Terra, come la nostra vita, le amicizie, ogni relazione, ha bisogno di essere curata, proprio come una pianta che se non cresce, non porta frutti...

 

Luca: Quindi per cominciare basterebbe raccogliere la nostra spazzatura, per esempio.

 

Suor Lorenza: Esatto! È proprio da queste piccole scelte che si diventa discepoli di Gesù e un popolo responsabile del proprio mondo.

 

[La scena si chiude sui ragazzi che parlano con la suora all’interno della chiesa.]


 

ATTO II

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria.
AMBIENTAZIONE: una strada con un prato.

COPIONE


[I ragazzi hanno ripreso la loro passeggiata dopo che la pioggia è cessata. Federico ha tra le mani una busta.]

Maria: Abbiamo avuto una bella fortuna a ritrovarci vicino a San Damiano: suor Lorenza non solo ci ha offerto un riparo, ma ci ha insegnato qualcosa di nuovo.

Roberto: Io però sono curioso di scoprire qualcosa di più sulla vita di san Francesco. Chissà quante volte avrà fatto una passeggiata da queste parti!

 

[Federico si rigira la busta tra le mani, attirando l’attenzione degli altri ragazzi.]


Federico: Ragazzi, suor Lorenza mi ha dato una busta poco prima che ce ne andassimo e mi ha raccomandato di aprirla tutti assieme.


Luca: Allora apriamola subito!

 

[Paolo intravede poco lontano una zona libera dagli alberi e con un prato.]


Paolo: Fermiamoci e sediamoci lì, sull'erba. Dai Fede, apri la busta e guardiamo che cosa c'è dentro.

[I ragazzi si fermano e si siedono nell'erba per aprire la busta.]

Federico: “Altissimu, onnipotente, bon Signore...”. Ma che cos'è?

Maria: Ma Fede, è ovvio! È il Cantico delle Creature di san Francesco. L'ha scritto tanti secoli fa. È stato uno dei testi che a scuola abbiamo studiato con la prof di italiano. Se non ricordo male, è scritto in volgare [gli altri la guardano sorpresi], dai ragazzi, l'antenato dell'italiano!

Luca: E allora, visto che te lo ricordi, spiegaci che cosa racconta.

 

[Maria li guarda sbuffando leggermente, prima di annuire.]

Maria: È una lode al mondo, un ringraziamento a Dio per ciò che ha creato e che ha messo a disposizione dell'uomo. Ma non ricordate proprio? San Francesco ha scritto questa lode per ringraziare il Signore per tutte le sue creature, proprio perché il creato e l'uomo sono legati tra loro.

Roberto: È la stessa cosa che ci dice il Papa giusto? Nel Laudato sì ci chiede proprio di custodire il mondo che ci circonda, la bellezza che Dio ha messo nella natura. Proprio come ci ha detto suor Lorenza!

 

[La scena si chiude sui ragazzi intenti a discutere e a passarsi la lettera per leggerla.]

 

 

ATTO III

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria, Frate Ettore.
AMBIENTAZIONE: città.

COPIONE

[La scena si apre sui ragazzi che stanno proseguendo la loro passeggiata, ma il caldo comincia a farsi sentire.]

Paolo: Ragazzi, il sole inizia a picchiare forte, entriamo in città e cerchiamo una fontana.

 

[Gli alberi intorno al sentiero si stanno diradando e si intravedono in lontananza le prime case.]


Luca: Buona idea! Guarda, c'è un frate. Possiamo chiedere a lui.

[Luca con gli altri si avvicina a un frate che sta camminando poco più avanti.]

Luca: Mi scusi, sa dirci dove possiamo trovare una fontana?


Frate Ettore: Oh, salve ragazzi! Ma certo, anzi vi accompagno io! Mi chiamo fra Ettore e faccio parte dell'ordine dei Frati Minori. Voi come vi chiamate?

[Segue presentazione dei ragazzi.]

Frate Ettore: Capisco e state facendo una passeggiata?


Maria: Sì, proprio così. E sembra che oggi tutto ci porti a incontrare, in qualche modo, san Francesco.

 

Frate Ettore: Allora io di certo non sarò un'eccezione! Dovete sapere che Francesco era un giovane ricco al suo tempo e che, grazie al Signore, ha capito che la sua ricchezza non bastava per renderlo davvero felice. 

 

Luca: Anche a me capita di non essere contento e di stancarmi presto delle cose belle che ho.

 

Frate Ettore: È successo lo stesso a Francesco, che ha capito che per realizzare la piena felicità che sentiva essere in Dio, doveva donare tutto ciò che aveva agli altri. E lo ha fatto per davvero, sapete?

 

Paolo: Da ricco ha poi scelto la povertà?


Frate Ettore: Proprio così, Paolo.


Federico: Che coraggio! Io non riesco nemmeno a cedere le mie scarpe a mio fratello. Per non parlare del mio cellulare.

 

Frate Ettore: Capisco che sia difficile, alla vostra età tutto sembra importante e necessario. Però vi affido un pensiero su cui riflettere: papa Francesco ci ricorda di allontanarci dal modo di pensare comune e di abbattere le distanze tra ricchi e poveri. È difficile, ma possiamo provarci.

 

Maria: Grazie, fra Ettore, ne faremo tesoro e proveremo a imitare Francesco... Se lui rinunciando a tutto ha trovato la felicità, possiamo trovarla anche noi…

 

Federico: Magari rinunciando solo a qualcosa per il momento.

[I ragazzi e fra Ettore ridono.]

Frate Ettore: È un bel modo per iniziare.

 

[La scena si chiude sui ragazzi e Fra Ettore che proseguono il cammino insieme.]

 


ATTO IV

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria, Frate Ettore, Frate Girolamo, Frate Cosimo.
AMBIENTAZIONE: Convento.

 

COPIONE

 

[La scena si apre con i ragazzi e fra Ettore che proseguono la loro camminata verso un convento.]

 

Paolo: E chi se lo aspettava che avremmo fatto un viaggio nella vita di san Francesco.

 

Federico: È stato davvero interessante quello che ci hanno raccontato. Ma dove ci hai portato, fra Ettore?

[I ragazzi e fra Ettore sono fermi davanti alla porta del convento.]

 

Frate Ettore: Siete a casa mia. Questo è il convento dei Frati Minori di Assisi e voglio che vi sentiate a casa. Venite, vi presento alcuni dei miei confratelli.

 

Maria: Mi sono sempre chiesta come si vivesse in un convento.

[I ragazzi seguono fra Ettore fino a dove ci sono altri due frati.]

Frate Ettore: Fra Girolamo, Fra Cosimo! Abbiamo a pranzo alcuni ragazzi della zona.

 

[Segue presentazione dei ragazzi coi confratelli.]

 

Roberto: Abitiamo in un paese qui vicino, ma non siamo mai venuti fino a qui prima.

 

Luca: È proprio bello questo posto. Da quanto ci abitate?

 

Frate Girolamo: Ognuno di noi è qui da qualche anno, chi più, chi meno, ma è una casa temporanea. Cambiamo spesso posto in cui stare e questo ci aiuta a non attaccarci alle cose materiali e a servire tante persone, che vivono in luoghi diversi.

 

Frate Cosimo: È stato san Francesco che, accogliendo le parole del Vangelo, ha stabilito che chi vuole seguire il suo esempio, chiunque sia, deve spogliarsi di tutti i suoi beni e accogliere Gesù: l'unica ricchezza da custodire.

 

Paolo: E anche san Francesco ha avuto dei confratelli?

 

Frate Ettore: Sì, all'inizio erano solo sei, poi sono cresciuti di numero. San Francesco è stato per loro un esempio, poiché in ogni sua azione e gesto, ha mostrato il suo amore per Dio. Anche solo nello stare insieme, condividendo le cose, si può imparare che l'amore di Dio non fa mancare nulla ai suoi figli.

 

Frate Girolamo: In ognuno di noi si può scorgere il volto di Dio. Sapete, papa Francesco nella Laudato sì ci ha spiegato che l'uomo ha bisogno degli altri perché fatto a sua immagine, quindi è normale se cerchiamo la compagnia degli altri.

 

Luca: E noi non vediamo l'ora di pranzare insieme a voi.

 

[I ragazzi e i frati cominciano a preparare la tavola e portare le stoviglie. Nel mentre, la scena si chiude.]

 

 

ATTO V

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria, Frate Antonio.
AMBIENTAZIONE: Chiesa di Santa Maria degli Angeli.

COPIONE

 

[La scena si apre con i ragazzi seduti davanti al convento che parlano tra loro.]

 

Federico: Ragazzi, dopo questo bel pranzo di fraternità con i frati, possiamo riprendere la nostra passeggiata.

 

Paolo: Fra Cosimo mi ha detto che alla basilica di Santa Maria degli Angeli ci aspetta un suo confratello, frate Antonio che ha tanto da raccontarci.

 

Maria: Che aspettiamo? Corriamo laggiù allora!

 

[I ragazzi si avviano verso la basilica e, una volta arrivati, trovano un frate ad attenderli.]

 

Luca: Buon pomeriggio, cerchiamo frate Antonio.

 

Frate Antonio: Salve ragazzi, sono io. So che avete iniziato, senza programmarlo, un viaggio in compagnia di San Francesco. Questo luogo è stato molto importante per la sua vita.

 

[I ragazzi seguono Fra Antonio all’interno della Basilica, notando al suo interno qualcosa di inusuale: una piccola cappella.]

 

Roberto: Quella è la famosa Porziuncola?

 

Frate Antonio: Esattamente! È qui che san Francesco ha rivelato a fra Leone che cosa sia la perfetta letizia, cioè la felicità. E secondo voi, che cos'è?

 

Paolo: Facile. Quando si sta bene, magari in un bel posto e con persone a cui si vuole bene.

 

Frate Antonio: Quindi, se vi trovaste a casa, da soli, al freddo e sotto la pioggia, magari affamati e stanchi, pensereste di essere nella perfetta letizia?

 

Luca: Direi proprio di no.

 

Frate Antonio: E se in quella circostanza chiedeste ospitalità e non ve la dessero, che direste?

 

Federico: Io mi arrabbierei moltissimo!

 

Frate Antonio: Bene, è quello che farebbe chiunque. Per san Francesco, invece, è in quel momento che si vive la perfetta letizia. Se la rabbia e l'odio non prendono il sopravvento e il cuore resta fedele all'amore.

 

Roberto: Ma queste cose le pensano solo i santi!

 

Frate Antonio: È qui che ti sbagli. Papa Francesco, nella Laudato sì, ci sprona a essere costruttori di vera letizia, a coltivare un legame di amicizia con Dio e a farci collaboratori del bene comune per consentire a tutti una vita più giusta e più bella.

 

Maria: Che bello ragazzi! Il Papa si fida di noi, crede che anche noi possiamo impegnarci per costruire legami belli, sinceri... e quando regna l'amore tra noi, cosa possono farci le difficoltà?

 

[La scena si chiude sui ragazzi che esplorano la Basilica guidati dal frate.]

 

 

ATTO VI

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria, Fatima.
AMBIENTAZIONE: Strade di Assisi.

COPIONE


[La scena si apre sui ragazzi che, una volta lasciato fra Antonio, riprendono la loro passeggiata.]

Luca: Ragazzi, chissà cosa pensavano di san Francesco gli uomini del suo tempo.

 

Maria: Ha certamente fatto parlare di sé! Se ne parla ancora adesso, in fondo.

 

[Una ragazza arriva camminando tranquilla e, una volta notato il gruppo, si avvicina a loro agitando la mano in segno di saluto.]

 

Roberto: Guardate là! C'è Fatima! Ciao, Fatima!

 

[Dopo essersi salutati, Fatima si unisce alla camminata.]

 

Fatima: Che state facendo di bello?

 

Roberto: Abbiamo deciso di trascorrere la giornata a fare una passeggiata, ma ci siamo lasciati coinvolgere in un tour alla scoperta di san Francesco.

 

[Fatima strabuzza gli occhi.]

 

Fatima: Francesco? Sapete che ha segnato anche la storia della mia religione?

 

Paolo: Davvero? Che cosa ha fatto?

 

Fatima: Si è recato dal Sultano d'Egitto per portare il suo vangelo e il Sultano è rimasto colpito da quel piccolo frate che era così determinato e convinto nel portare il suo messaggio.

 

Federico: Ma non è stato un po' pericoloso? Andare in un paese straniero, direttamente da un sultano!

 

Fatima: Certo! Infatti Francesco è stato picchiato dalle guardie del Sultano, ma è riuscito a resistere e a convincere delle sue buone intenzioni. Ha persino attraversato le fiamme, pur di mostrare la potenza del suo Dio, ma il Sultano, anche se lo ha apprezzato nella sua testimonianza e nella sua passione, non ha accettato di convertirsi.

 

Luca: Che coraggio!

 

Paolo: Io credo che sia stato un bel modo per aprire un dialogo tra due mondi così diversi e distanti.

 

Fatima: Anche io la penso così. La chiusura crea solo muri.

 

Federico: Del resto sia san Francesco che Papa Francesco, ci dicono che la pace è un esercizio continuo per favorire il bene di tutti.

 

[Il gruppo saluta Fatima, ormai arrivata a casa e prosegue il cammino. La scena si chiude.]

 

 

ATTO VII

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria, Sabrina.
AMBIENTAZIONE: Eremo delle Carceri.

 

COPIONE


[La scena si apre sui ragazzi che giungono alla fine di una salita. Hanno tutti il fiatone e sono visibilmente provati dalla camminata.]

Maria: Come abbiamo fatto a spingerci fin quassù?

 

Luca: È stata una vera fatica, io sono fuori allenamento. Paolo, dove ci hai portato?

 

Paolo: In convento, ho trovato una piccola brochure che parlava dell'Eremo delle Carceri, come monte molto caro a san Francesco. Ma non ho avuto il tempo di leggere altro.

 

Federico: Ormai siamo qui. Cerchiamo di capirne di più.

 

[Una donna intravede i ragazzi e si avvicina.]

 

Sabrina: Salve ragazzi! Vi vedo un po' spaesati. Io sono Sabrina, un'educatrice e sono qui per un campo estivo con i miei ragazzi. Volete unirvi a noi?

 

Roberto: Mi sembra un'ottima idea. Mi piacciono i campi estivi!

[Sabrina li precede, facendogli strada.]

Sabrina: Venite quaggiù. Vi racconto una cosa. Sapete... questo eremo era molto caro a Francesco, come il monte La Verna, il luogo in cui san Francesco ha ricevuto le stigmate.

 

Luca: Le stigmate? E cosa sono?

 

Sabrina: Sono i segni che contraddistinguono Gesù crocifisso, i segni dei chiodi sulle mani e ai piedi. Molti dubitano sulla loro reale manifestazione, ma i frati che erano compagni di Francesco, testimoniano che il suo amore era così grande da renderlo uguale a Gesù, anche in questo.

 

Maria: Veramente? E come ha fatto a sopportare quel dolore?

 

Sabrina: Francesco ha imparato ad amare Dio, ad amare la sofferenza come una via di salvezza per sé e per gli altri. Proprio per essere più vicino al Signore.

 

Federico: E le persone cosa dicevano di questo?

 

Sabrina: San Francesco ha nascosto le stigmate agli occhi degli altri, infatti anche i suoi frati più vicini hanno saputo della loro esistenza solo molto più tardi.

 

Paolo: Come mai?

 

Sabrina: Non voleva attirare su di sé l'attenzione, voleva che gli altri facessero la loro esperienza di Dio. Papa Francesco ci dice che la Chiesa deve divenire “comunità stupenda di amore infinito” attraverso la capacità di offrire le nostre difficoltà per il bene di tutti.

 

Maria: Quanto abbiamo ancora da imparare!

 

[La scena si chiude con Sabrina e i ragazzi che camminano.]

 

 

ATTO VIII

PERSONAGGI: Luca, Paolo, Roberto, Federico, Maria.
AMBIENTAZIONE: Un prato.

COPIONE

 

[La scena si apre con i ragazzi che sono seduti su un prato a parlare. Il cielo è prossimo al tramonto.]

 

Roberto: Ragazzi, il cielo comincia a diventare rosso, il sole sta tramontando.

 

Federico: Hai ragione, ma prima concludiamo questa giornata con la preghiera che ci ha lasciato Sabrina come ricordo del nostro incontro.

 

[Roberto mostra un foglio agli altri.]

 

Paolo: Ognuno di noi ne legge il pezzo che sente più vicino a sé, vi va?

 

Maria: Va bene, inizio io.

 

[Maria prende il foglio.]

 

Maria: “Dove è tristezza che io porti gioia, dove sono le tenebre che io porti la luce”

 

[Luca prende il foglio.]

 

Luca: “Dove è odio che io porti l'amore, dove è offesa che io porti il perdono”. Penso che parli un po' di me, ogni tanto credo di essere un po' vendicativo.

 

[Roberto prende il foglio.]

 

Roberto: “Dove è disperazione che io porti la speranza”, perché alle volte mi è più facile essere pessimista e vedere solo nero davanti a me.

 

[Paolo prende il foglio.]

 

Paolo: “Dov'è l'errore che io porti la verità”.

 

[Federico prende il foglio.]

 

Federico: “È dando che si riceve, perdonando che si è perdonati.”. Credo che questo sia l'insegnamento più importante che porterò con me.

 

Maria: Io voglio ringraziarvi perché il nostro camminare insieme oggi ci ha fatto crescere e scoprire tante cose nuove e che solo condividendole possiamo capire la loro importanza.

 

Luca: E io voglio ringraziare il temporale di stamattina perché, senza, non avremmo vissuto questa giornata insieme e non avremmo conosciuto tanti nuovi amici.

 

[La scena si chiude sui ragazzi che guardano insieme il tramonto.]

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